Mentre state leggendo questo articolo l’agognata tredicesima dovrebbe esservi già arrivata.
Andiamo con ordine e partiamo dal punto fondamentale: se avete in atto un rapporto di lavoro dipendente, non importa da quanto siate assunti e quali siano le vostre mansioni, la tredicesima vi spetta.
E quindi, viceversa, il datore di lavoro è tenuto a pagarla.
Insomma, non è un regalo di fine anno che si fa “a discrezione”, se uno è stato buono sì, se ha fatto il cattivo no: è un datore di lavoro, non Babbo Natale. E neanche la Befana, che ai monelli porta il carbone.
A quanto ammonta? Bella domanda.
Il calcolo approssimativo (ma molto, molto approssimativo) è retribuzione mensile moltiplicato per i mesi lavorati, e poi il risultato diviso 12.
Poi c’è da applicare la percentuale di tassazione.
Eh sì: la tredicesima è un regalo, ma non è esentasse.
Quindi, tolto questo, sottratto quello, scorporato quell’altro, entro il 25 Dicembre i lavoratori dovrebbero trovarsi con poco meno di una mensilità in più sul conto corrente.
Come la spenderanno, nel secondo Natale di pandemia?
Semplice: non la spenderanno.
Anni fa già a settembre le agenzie di viaggio erano intasate di persone che, ancora con la borsa da spiaggia in mano e le infradito ai piedi, sfogliavano volantini sognando i Caraibi a Capodanno impegnandosi anche la retribuzione del gennaio a venire.
Oggi al massimo si sogna di poter uscire di casa per andare a trovare la nonna all’isolato a fianco, e non doverle fare gli auguri su Skype (che poi la nonna non lo sa manco usare Skype ed è inutile insistere ad insegnarglielo).
Dal primo di gennaio poi scatteranno gli aumenti di luce e gas, e col freddo che sta facendo o uno si scalda dando fuoco al Green Pass oppure è meglio tenersi da parte un gruzzoletto.
Noi siamo sotto sotto convinti che se Draghi dovesse annunciare un nuovo lockdown, di quelli estremamente restrittivi (una cosa tipo “chiudiamo tutto e mettiamo i cecchini appostati sui tetti: il primo che esce è un uomo morto. Al cane insegnate ad usare la tavoletta”), molti italiani sarebbero contenti.
Addio a pranzi e cenoni in cui impegni un capitale per sfamare venti parenti i quali ti ripagano con una rana di terracotta vinta alla lotteria di beneficenza della parrocchia, e ciao ciao anche al giro dei negozi del centro con la carta di credito che chiede pietà e l’ansia di dover dimostrare a tua cognata che anche tu vai nei negozi del centro come lei e non al mercato.
Si risolverebbe tutto con una telefonata di auguri “eeeehhh, guarda, tu non sai quanto mi spiace, avrei tanto voluto almeno quest’anno ritrovarci tutti insieme, almeno per scambiarci un pensierino: invece niente. Vabbè, dai, sarà per l’anno prossimo”.
La tredicesima, ormai, non è più la chiave per aprire la porta dell’orgia consumistica di qualche tempo fa: è diventata il salvagente, e pure un po’ sgonfio, con cui affrontare la tempesta dell’anno che verrà.
Buon lavoro, amici lettori.
E, soprattutto, Buon Natale.
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