Lo sogniamo tutti.
In un mondo del lavoro perfetto tutti guadagnano il giusto e nessuno è sottopagato.
In un mondo del lavoro perfetto non devi guardarti le spalle mentre vai al bagno, perchè appena ti alzi dalla scrivania c’è qualcuno pronto ad occuparla, dopo aver spiegato al capo sottovoce che è già la quarta volta che ti alzi per andare al bagno.
D’altra parte, in un mondo del lavoro perfetto, non esiste differenza di trattamento fra lavoratori delle piccole e medie imprese e quelli delle grandi. E neppure fra settore pubblico e settore privato.
In un mondo del lavoro perfetto ci sono imprenditori lungimiranti e preparati ad ogni evenienza, e dipendenti che non aspettano l’imbeccata giusta per darsi da fare: tutto funziona come per magia, nessun disaccordo o recriminazione e, anche laddove sorgesse, viene presto appianata da una pacata contrattazione fra le parti in cui ognuno arretra di un passo per il bene comune.
Certo.
Perchè oh, ma alla fine a me, imprenditore o lavoratore, che importa degli altri? Gli altri intesi come tutti eh: è un mondo difficile, signora mia, si sgomita per un tozzo di pane e meglio morto tu, se serve per vivere a me.
E quindi non è affatto vera la storia di Alfredo Lupi, di Graffignana, Lodi.
Sarebbe dovuto andare in pensione fra due anni, ma soffre di una patologia che negli ultimi tempi si è aggravata.
Allora i suoi colleghi hanno deciso di donare, tutti insieme, 246 giorni di ferie: così ha potuto lasciare anticipatamente il lavoro.
E non solo: l’azienda provvederà al pagamento dell’ultimo anno prima del pensionamento.
In un mondo del lavoro perfetto possono accadere anche queste cose.
Buona settimana e buon lavoro imperfetto a tutti.
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